pallone di pace: il triangolare in diretta Tv
DAL NOSTRO INVIATO SALERNO . Salerno che vive soprattutto di terziario, che mescola una nutrita rappresentanza di colore tra i suoi trecentomila abitanti, diventa oggi capitale europea della pace, scelta dal Centro Internazionale di Assisi per diffondere lo slogan “il calcio può …”, contro le intemperanze razziali. E allora, mentre fioccano le adesioni, mentre vengono annunciati almeno venticinquemila spettatori dentro lo stadio Arechi, sembra già d’aver fatto gol all’indifferenza, promuovendo questo censimento tra sportivi delle più disparate etnie finalmente affratellati, dopo troppe miserabili violenze a ogni latitudine. Si, forse affiorano pure vaghi rimorsi; forse ci si accorge d’aver perduto tempo prezioso, forse un’idea così semplice e così nobile poteva nascere prima accanto ai consueti interessi del football business. Meglio comunque tardi che mai, come preciserà tra poco Maurizio Sarlo, promotore e realizzatore dell’iniziativa. Che, preceduta dal convegno “Quale Europa per il terzo millennio?”, ruoterà intorno alla prima edizione della “Partita della Pace” e si concluderà con un triangolare (diretta su Raidue dalle 20.25, partite di 45 minuti) chiamato “Primo Trofeo Europe Cup” fra Juve (senza Platt, che ha problemi al ginocchio operato e Moeller, acciaccato), Cska Mosca, Olympiakos Pireo. Ma prevarrà il programma multirazziale, agganciato all’incontro introduttivo tra due formazioni giovanili di città ; quando cioè vedremo Salernitana Resto del mondo, pretesto simbolico per mischiare nelle contrapposte formazioni atleti di diverse religioni, iscritti in Italia ai campionati Uisp. Essi si aggiungeranno a una decina di professionisti della Salernitana distribuiti da una parte e dall’altra, per ricordare che non ha senso tifare contro. Quante volte abbiamo respirato negli stadi atmosfere d’odio o ascoltato vergognosi cori senza profondo turbamento? Adesso basta. Adesso Salerno intende ridisegnare uno scibile agonistico accettabile, prestando le strade, i propri ritrovi, a un abbraccio carico di significati. Tante piccole storie vengono qui sparpagliate da ragazzi tutti eguali, tutti convinti di volersi bene nella recuperata dimensione ludica, tutti decisi a offrire il loro contributo per fronteggiare uniti qualsiasi metastasi di violenza. E c’è il terzino del Camerun e l’attaccante della Costa d’Avorio. E c’è il tornante marocchino emozionato quanto quello del Gabon. E non mancano senegalesi ne figli della Repubblica centro africana. Poi, una comitiva appartenente al gruppo sportivo ebraico, col portiere che si chiama Frascati e che accenna a discriminazioni sopportate a Roma dove risiede. “Però . aggiunge . se si moltiplicheranno analoghe iniziative, prepareremo quanto meno giorni più vivibili alle prossime generazioni, agli aspiranti atleti di domani. Tra poco sarò orgoglioso d’indossare la completa tenuta bianca, con la colomba sul petto. Salerno è piena di manifesti dove c’è scritto “no al razzismo”, “no all’antisemitismo” e “viva l’Europa unita se rispettosa dei diritti di chiunque, in quanto io sono figlio di Dio come te…”. E commovente sarà il momento in cui consegneremo un gagliardetto di pace ai capitani delle tre grandi squadre che hanno accolto l’invito. Miglior cassa di risonanza non potevamo pretendere”. Toccherà al signor D’Elia arbitrare la Partita che racchiude propositi e speranze per un futuro di diminuite intolleranze. La Partita più importante da vincere, scoraggiando chi intende sviluppare ovunque perfino rigurgiti di bieca follia. Certo, se ne parlerà nel dibattito del mattino: psicologi, docenti universitari, giornalisti, dirigenti sportivi (è certa la presenza del presidente juventino Chiusano, probabile pure la partecipazione di Boniperti) tenteranno di tracciare i primi scenari del prossimo secolo ormai vicino, salvo lanciare suggerimenti o messaggi propositivi al traino d’uno sport disinfestato, restituito in ogni società civile al proprio ruolo davvero aggregante. Per aiutare chi soffre ancora. Per allontanarci dai crimini di quest’epoca scellerata. Per conservarne la memoria storica. Franco Melli
Melli Franco
Pagina 32
(29 dicembre 1992) – Corriere della Sera