Curva Filadelfia

martedì 29 dicembre 1992

A Salerno prima della Juve la partita contro il razzismo fra atleti di religioni diverse

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pallone di pace: il triangolare in diretta Tv

DAL NOSTRO INVIATO SALERNO . Salerno che vive soprattutto di terziario, che mescola una nutrita rappresentanza di colore tra i suoi trecentomila abitanti, diventa oggi capitale europea della pace, scelta dal Centro Internazionale di Assisi per diffondere lo slogan “il calcio può …”, contro le intemperanze razziali. E allora, mentre fioccano le adesioni, mentre vengono annunciati almeno venticinquemila spettatori dentro lo stadio Arechi, sembra già d’aver fatto gol all’indifferenza, promuovendo questo censimento tra sportivi delle più disparate etnie finalmente affratellati, dopo troppe miserabili violenze a ogni latitudine. Si, forse affiorano pure vaghi rimorsi; forse ci si accorge d’aver perduto tempo prezioso, forse un’idea così semplice e così nobile poteva nascere prima accanto ai consueti interessi del football business. Meglio comunque tardi che mai, come preciserà tra poco Maurizio Sarlo, promotore e realizzatore dell’iniziativa. Che, preceduta dal convegno “Quale Europa per il terzo millennio?”, ruoterà intorno alla prima edizione della “Partita della Pace” e si concluderà con un triangolare (diretta su Raidue dalle 20.25, partite di 45 minuti) chiamato “Primo Trofeo Europe Cup” fra Juve (senza Platt, che ha problemi al ginocchio operato e Moeller, acciaccato), Cska Mosca, Olympiakos Pireo. Ma prevarrà il programma multirazziale, agganciato all’incontro introduttivo tra due formazioni giovanili di città ; quando cioè vedremo Salernitana Resto del mondo, pretesto simbolico per mischiare nelle contrapposte formazioni atleti di diverse religioni, iscritti in Italia ai campionati Uisp. Essi si aggiungeranno a una decina di professionisti della Salernitana distribuiti da una parte e dall’altra, per ricordare che non ha senso tifare contro. Quante volte abbiamo respirato negli stadi atmosfere d’odio o ascoltato vergognosi cori senza profondo turbamento? Adesso basta. Adesso Salerno intende ridisegnare uno scibile agonistico accettabile, prestando le strade, i propri ritrovi, a un abbraccio carico di significati. Tante piccole storie vengono qui sparpagliate da ragazzi tutti eguali, tutti convinti di volersi bene nella recuperata dimensione ludica, tutti decisi a offrire il loro contributo per fronteggiare uniti qualsiasi metastasi di violenza. E c’è il terzino del Camerun e l’attaccante della Costa d’Avorio. E c’è il tornante marocchino emozionato quanto quello del Gabon. E non mancano senegalesi ne figli della Repubblica centro africana. Poi, una comitiva appartenente al gruppo sportivo ebraico, col portiere che si chiama Frascati e che accenna a discriminazioni sopportate a Roma dove risiede. “Però . aggiunge . se si moltiplicheranno analoghe iniziative, prepareremo quanto meno giorni più vivibili alle prossime generazioni, agli aspiranti atleti di domani. Tra poco sarò orgoglioso d’indossare la completa tenuta bianca, con la colomba sul petto. Salerno è piena di manifesti dove c’è scritto “no al razzismo”, “no all’antisemitismo” e “viva l’Europa unita se rispettosa dei diritti di chiunque, in quanto io sono figlio di Dio come te…”. E commovente sarà il momento in cui consegneremo un gagliardetto di pace ai capitani delle tre grandi squadre che hanno accolto l’invito. Miglior cassa di risonanza non potevamo pretendere”. Toccherà al signor D’Elia arbitrare la Partita che racchiude propositi e speranze per un futuro di diminuite intolleranze. La Partita più importante da vincere, scoraggiando chi intende sviluppare ovunque perfino rigurgiti di bieca follia. Certo, se ne parlerà nel dibattito del mattino: psicologi, docenti universitari, giornalisti, dirigenti sportivi (è certa la presenza del presidente juventino Chiusano, probabile pure la partecipazione di Boniperti) tenteranno di tracciare i primi scenari del prossimo secolo ormai vicino, salvo lanciare suggerimenti o messaggi propositivi al traino d’uno sport disinfestato, restituito in ogni società civile al proprio ruolo davvero aggregante. Per aiutare chi soffre ancora. Per allontanarci dai crimini di quest’epoca scellerata. Per conservarne la memoria storica. Franco Melli

Melli Franco

Pagina 32
(29 dicembre 1992) – Corriere della Sera

domenica 13 dicembre 1992

Foggia-Juventus 92/93

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sabato 12 dicembre 1992

Calcio e violenza: fermati 2 tifosi ultra’ della Fiorentina. Quella bomba serviva a colpire gli juventini

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M.A. 19 anni e F.E. 21 sono sottoposti a fermo di polizia con l’ accusa di strage

FIRENZE . Un’azione premeditata per colpire i tifosi juventini. Erano stati preparati quattro ordigni: due dovevano esplodere allo stadio “Artemio Franchi” domenica scorsa, al termine di Fiorentina-Juve. Per coprire gli autori del lancio, volevano utilizzare candelotti fumogeni, che però erano stati sequestrati dalla polizia. Questa la ricostruzione fornita ieri dalla Digos sul grave episodio avvenuto allo stadio di Firenze. Presunti autori del lancio degli ordigni due giovani residenti a Sesto Fiorentino: A.M., 19 anni, ed E.F., 21 anni. Entrambi sono stati sottoposti a fermo di polizia giudiziaria (convalidato dal procuratore aggiunto di Firenze, Francesco Fleury) con l’accusa di fabbricazione, detenzione e porto di oggetto esplodente. Per loro l’accusa potrebbe tramutarsi in strage dopo i risultati della perizia sui frammenti degli ordigni. La polizia ha poi denunciato altre sette persone per porto e detenzione di ordigno esplosivo. Tutti e nove i tifosi apparterrebbero al “Gruppo di Quinto”, un club non riconosciuto dal tifo organizzato della Fiorentina. Le rudimentali bombe sono state realizzate riempendo un tubo di ferro con la polvere nera di proiettili da caccia. Per superare i controlli all’ingresso dello stadio F. e M. avrebbero approfittato dell’apertura dei cancelli a 15 minuti dalla fine della partita per consentire il deflusso del pubblico. Dopo avere preso gli ordigni, nascosti sotto la sella di una Vespa, sarebbero rientrati e, sistemandosi nel parterre dello stadio, li avrebbero lanciati contro il settore juventino: solo i vetri antiurto che separano le gradinate dal campo hanno evitato il peggio. Nel corso dell’operazione la Digos ha anche recuperato un vero e proprio arsenale in perquisizioni in casa e in un locale dove il “Gruppo di Quinto” si ritrovava: coltelli, bastoni, proiettili da caccia e calibro 7,62 da guerra, raudi, fumogeni, tubi e tondini di ferro, biglie di metallo. Il questore di Firenze, Nunzio Rapisarda, ha definito il fatto gravissimo, “mai successo prima”. Sulla sicurezza dello stadio fiorentino è intervenuto anche il prefetto Mario Iovine che ha minacciato la revoca del permesso di agibilità se entro il 3 gennaio non saranno eseguiti alcuni lavori per garantire l’incolumità degli spettatori.

Paola Catani

Pagina 43
(12 dicembre 1992) – Corriere della Sera

martedì 8 dicembre 1992

FIRENZE, L’ ORDIGNO DELLA VERGOGNA

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TORINO – Un tubo di ferro lungo una quindicina di centimetri, chiuso da un tappo a vite, ripieno di polvere da sparo compressa e innescata da una breve miccia: non sarebbe stata una bomba-carta, quella lanciata dalla curva “Ferrovia” verso il settore dei tifosi bianconeri, ma un ordigno rudimentale ancor più pericoloso. Su questa specie di granata – capace di danneggiare due vetrate antisfondamento – la Procura fiorentina ha aperto un’ inchiesta e sta indagando la Digos. Ieri la polizia scientifica ha compiuto un lungo sopralluogo nella zona in cui si è verificata l’ esplosione, recuperando alcune schegge metalliche: se gli accertamenti stabiliranno l’ alto potenziale dell’ esplosivo, potrebbe essere ipotizzabile un’ imputazione di strage. Gli inquirenti sperano di poter identificare gli autori del lancio: erano in azione le telecamere anti-teppisti. Intanto il questore di Firenze, Nunzio Rapisarda, si è complimentato con i suoi uomini e ha parlato di “una giornata sostanzialmente positiva, turbata da un fatto stupido e isolato”. Sono stati invece già schedati dieci ultras juventini, sparuta rappresentanza del più folto gruppo che si è esibito in cori razzisti e antisemiti. Un provvedimento minimo ma non inutile (i dati raccolti saranno comunicati a tutte le questure italiane) nei confronti di chi ha sbandierato una croce celtica e ha “salutato” l’ avversario col braccio teso gridando “siete come gli ebrei”. Quelle urla hanno una firma, appartengono ai Drughi cioè al nucleo più estremo del tifo bianconero. Più nero che bianco, poiché la matrice di destra accomuna non solo loro (il nome Drughi si richiama ai cattivi di Arancia Meccanica) ma pure i Viking, cioè l’ altra schiera ultras. I primi sono torinesi, i secondi milanesi e pare che negli ultimi tempi si siano verificate tensioni interne. I Drughi comandano la curva Scirea mentre i Viking sono piazzati in Maratona e hanno un teorico vantaggio rispetto ai colleghi: siccome provengono dalla Lombardia, per gli agenti è più difficile identificarli e smascherarli. Quasi nessuno di loro è schedato. Arrivano, colpiscono e tornano a casa. “Il razzismo e l’ intolleranza non li capisco proprio – ha detto ieri Trapattoni – perché noi italiani siamo stati i primi a cercare fortuna all’ estero. Tuttavia non credo che sia possibile e utile sospendere le partite quando si verificano certi gravi episodi”. Quello che invece aveva chiesto durante la partita il sindaco di Firenze, Morales. Tra gli ultras della Juve non mancano i naziskin: fino a qualche mese fa si trattava di una minoranza, però il fenomeno si sta gonfiando. L’ età media è molto più bassa rispetto, per esempio, ai granata (si va dai sedici ai diciannove anni) mentre è maggiore il ricambio. Esiste una sorta di turn-over da curva, luogo di battaglie ma anche di buoni affari: perché il tifo estremo produce e vende materiale personalizzato, e con il ricavato sovvenziona le trasferte. Proprio su quest’ ultimo tema si è aperto un conflitto tra i Drughi e la società, accusata di non avere contribuito al viaggio di Atene per la Coppa Uefa. Durissima la risposta dei dirigenti, “non accettiamo ricatti”, ma intanto la polemica continua. Infine, il tifo estremo bianconero non ha più alleanze: si è chiuso anche il tacito gemellaggio con i bergamaschi dell’ Atalanta. Tra i nemici storici, viola e granata sono al primo posto. E con alcuni gruppi del Torino esiste una sfida nella sfida: ognuno rivendica di stare più a destra dell’ altro, e da più tempo. – di MAURIZIO CROSETTI

Repubblica — 08 dicembre 1992

domenica 6 dicembre 1992

Fiorentina-Juventus 92/93

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Allarme violenza: due elicotteri sopra lo stadio

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FIRENZE (r.p.) . In Toscana le forze dell’ ordine saranno molto impegnate oggi, domenica considerata ad altissimo rischio (oltre a Fiorentina-Juventus si disputano infatti i derby Pisa-Lucchese e Massese-Carrarese). Saranno mobilitate piu’ di 2.500 persone tra carabinieri e poliziotti. A Firenze s’ e’ svolta nel pomeriggio di ieri una riunione in Prefettura in cui e’ stata definita l’ operazione di vigilanza dell’ intera citta’ . I controlli cominceranno prestissimo nelle diverse uscite dell’ autostrada del Sole ed alla stazione ferroviaria e saranno particolarmente accurati nei dintorni dello stadio. Oltre ai tifosi violenti e’ stata dichiarata guerra anche ai bagarini, sempre particolarmente attivi. I biglietti sono esauriti e nonostante il maltempo si registrera’ il primato d’ incasso per Firenze con 2,2 miliardi di lire. Da Torino giungeranno poco piu’ di mille tifosi. Altrettanti arriveranno dalle diverse province toscane, tutte tinte di bianconero. E attesa anche Mariella Scirea, che prendera’ posto in tribuna d’ onore accanto a Cecchi Gori. Sopra lo stadio volteggeranno sino al termine della partita due elicotteri della polizia. Una vera e propria prova generale del tifo e’ stata fatta martedi’ sera per la partita del campionato di calcetto. Molti cori offensivi per Causio, Bettega, Gentile e Cabrini, ma nessun incidente. Merito anche degli ex viola, a cominciare da Antognoni, che ha siglato una tregua con gli avversari con abbracci e strette di mano.

Pagina 41
(6 dicembre 1992) – Corriere della Sera

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